Mio papà aveva una paura bestiale dell’aereo, tanto da non esserci mai salito. Tutte le vacanze e i viaggi che abbiamo fatto in famiglia potevano comprendere spostamenti in auto, nave, treno. Ma mai un aereo.
Era la prima metà degli anni ‘90 quando si è iniziato a viaggiare in quattro – più il levriero spaparanzato nel bagagliaio – su una Peugeot station wagon. Le mete dei primi viaggi erano la Valle d’Aosta, il Lago Maggiore, il Veneto o la Liguria – prima di diventare destinazioni estere e sempre più lontane. Quelli in macchina erano momenti in cui ci si scambiava i propri sogni, anche senza parlare ma solo ascoltando la musica, mentre con gli occhi si seguivano le forme del paesaggio fuori dal finestrino.
I dischi che si ascoltavano durante i viaggi in macchina erano quasi sempre quelli di Franco Battiato, a parte quando io e mia sorella ci lamentavamo e chiedevamo di mettere un’alternativa. (Tra le alternative proposte dai miei genitori ricordo particolarmente Michael Jackson, Madonna e Sting – che anche lui alla fine ci andava bene. Ricordo pure che le prime alternative consentite a me e mia sorella furono “…Squérez?” dei Luna Pop e la cassettina della colonna sonora di “Space Jam”. Chissà perché questi sì, e le Spice Girls o i Backstreet Boys no).
Era sempre mamma a scegliere quale disco di Battiato ascoltare, perché lei era la “vera” estimatrice in famiglia. L’album che, ascoltandolo, più mi riporta con la mente ai viaggi in macchina di quando ero bambina è “Gommalacca”. Forse perché quando uscì io avevo sei anni e captavo già un pochino meglio quello che i miei ascoltavano in casa o in macchina. (Anche perché quando un disco era appena uscito, i miei lo ascoltavano spesso e più di altri). De “L’imboscata”, per esempio, ricordo che a quei tempi mi colpì di più l’immagine della copertina che i suoni dell’album (che poi è quello di “La cura”).
Da piccola mi divertivo a sgamare mamma canticchiare e papà tenere il tempo con la testa o le mani mentre ascoltavano la musica, che soprattutto in macchina era un momento di condivisione “pacifico” – senza litigi tra genitori o tra sorelle, nonostante un legame d’amore forte e puro.
All’inizio io e mia sorella ci lamentavamo della musica di Franco Battiato, per noi così complessa e “alta”. Tuttavia, non facevamo i capricci quando ci portavano con loro a vedere Battiato, anzi. Con gli anni andò a finire che ero io a rubare i dischi a mamma e a chiederle di andare con lei ai suoi concerti.
Forse non ho mai ben spiegato a mia mamma cosa significhino per me la musica di Battiato e i momenti a cui questa mi riporta – ci sono così tanti ricordi: dai più sentiti ai più stupidi, come quando prendevo in giro mio papà per il suo nasone, dicendogli che somigliava al professor Piton di Harry Potter (che, a sua volta, somigliava a Renato Zero) o a Franco Battiato). Forse non sa neanche quanto il suo interesse e quello di papà per Battiato e la musica in generale o le cose belle mi abbiano in qualche modo guidato verso i miei sogni.
Questa mattina, 18 maggio 2021, davanti a quella brutta notizia ho come sentito e visto perfettamente attraverso i ricordi mio papà ascoltare Battiato, come in quei viaggi in macchina con io seduta dietro insieme a mia sorella e lui davanti nel posto del passeggero – perché ovviamente guidava sempre mamma.
Non mi capitava da molto tempo di pensare così intensamente a mio papà.
Che grande potere che ha la musica.