Ogni tanto mi soffermo a pensare su piccole assurdità che non so se analizzarle, pensandoci, oppure ignorarle. Ignorarle. Sì, mossa saggia.
Ah, ma quanto mi piace tormentarmi però.
Comunque quello a cui sto pensando non è neanche così fastidioso. Fa sorridere. Almeno a me. In qualche modo porta sul piano della leggerezza qualcosa che, invece, andrebbe più a braccetto con malinconia e delusione.
Premessa: farò riferimento a qualcosa che si riferisce a certi casi in generale. Ognuno dei quali è diverso da altri ma che la mia sensibilità accusa allo stesso modo e ingloba nello stesso macro contenitore – ovviamente poi con le dovute distinzioni.
Sta di fatto, almeno così parrebbe, che ogni qualvolta io sia stata preda di una delusione d’amore o ci sia rimasta male per qualcosa o qualcuno, ho sempre poi ben pensato di tatuarmi (sono escluse da questo conteggio solo due casi).
Ogni tatuaggio che ho è legato a me personalmente, a miei idee e sensazioni. Mai nessun segno che porto sulla pelle si riferisce a una persona. Però, ogni volta che ho sofferto per una storia finita oppure ci sono rimasta male per qualcosa di mai iniziato, ho scoperto di intraprendere un viaggio introspettivo che mi ha permesso di scoprire meglio un lato di me. Così, sono emerse anche idee visive, immagini o storie da portare sulla pelle.
Sì mamma, ho appuntamento dal tatuatore.