La prima birra al pub

Sabato mi sono trasferita. Me ne sono andata di casa e sono venuta a vivere con un’amica, in centro a un paese che si sente una metropoli con tanti negozi e la ZTL. (Io ora vivo in ZTL, non vi dico i casini per caricare e scaricare la macchina di roba da portare). Ho iniziato il trasloco sabato pomeriggio e vedere la via del centro – proprio la mia – piena di gente in giro a passeggio è stato davvero strano. Non vi dico lunedì, quando hanno aperto le gabbie. Comunque si sta bene, mi sento rilassata, non tornerei di certo nel buco del culo del mondo dove ero prima.

Ieri sera sono andata a bere la mia prima birra al pub. Per non essere da sola sono uscita con uno con cui si chiacchierava spesso nella fitta quarantena. Vabbè, prolisso e con l’ansia di trovare qualcosa in comune con me per messaggio così come davanti a una birra, alla fine è stato semplicemente il personaggio che ha assecondato la mia voglia di bermi una birra al pub. Il peggio è arrivato quando mi sono accorta che sbadigliavo, ero annoiata e non facevo altro che pensare che quella birra, la prima birra al pub, avrei voluto berla con un’altra persona. Qualcuno che da sempre è un grande punto interrogativo. Per fortuna la stanchezza era tanta, sono riuscita ad andare a casa poco prima del limite, fumarmi una cosetta e andare a dormire prima che i pensieri iniziassero a impossessarsi della mia testa. Vabbè, la prima birra al pub è andata e alla fine non poteva descrivere meglio la situazione e del perché la fine della quarantena mi ha messo malinconia. Che me ne faccio della libertà di poter vedere chi voglio se chi vorrei veramente davvero tanto vedere è complicato? Il fatto è che l’idea di vederlo, addirittura, mi mette noia.

Sto ascoltando gli Arctic Monkeys sul letto di sabato pomeriggio che fa molto ragazzina.